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Hiroshima, Obama non deve chiedere scusa

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    BARACK OBAMA

    BARACK OBAMA

    Obama il 27 maggio va in Giappone, ma non chiederà scusa per Hiroshima e nemmeno per Nagasaki. I pacifisti di mezzo mondo stanno attaccando il premio Nobel per la pace, titolo assolutamente immeritato come quelli conferiti alla maggior parte dei vincitori della stravagante lotteria norvegese. Non mi piace Obama come presidente degli Stati Uniti, non mi piacciono gli interventi degli Stati Uniti in politica estera decisi dalla sua amministrazione. Ma stavolta mi tocca prendere posizione a favore del presidente americano, che si comporta – e giustamente – come tutti i suoi predecessori, da Truman a Bush figlio.

    Ricordo ai facili pacifisti di oggi, che la guerra l’hanno vista solo in televisione, che a muoverla agli Stati Uniti, senza nemmeno dichiararla, sono stati i giapponesi, non il contrario. Quando dichiari guerra te ne assumi la responsabilità. E ricordo che a Dresda e a Amburgo, senza buttare atomiche, gli angloamericani con quelle al fosforo hanno ammazzato molti più cittadini che a Hiroshima e a Nagasaki.

    Le guerre, fino a quella del Kuwait, si traducevano in attacchi non solo ai militari ma anche alle popolazioni, nel tentativo di fiaccarne il morale per costringerle a chiedere ai loro governi di arrendersi. Il mondo girava così. La tecnologia permette, dalla guerra del Kuwait, di prendere meglio la mira delle bombe che, con la telecamera incorporata, colpiscono meglio gli obiettivi militari, tentando, non sempre riuscendoci, di evitare danni alla popolazione. Ma non è così per tutti, la regola non è rispettata da tutti e non solo per arretratezza tecnologica. Il terrorismo, al contrario, punta alla popolazione proprio per innescare il terrore.

    Non bisogna giudicare Hiroshima e Nagasaki in base alla morale di moda oggi, per capire la storia bisogna tenere presente le usanze del periodo in cui gli avvenimenti sono avvenuti. E nella seconda guerra mondiale sono state di più, molte di più, le vittime dei giapponesi delle vittime degli americani.

    Aggiungo che le bombe di Hiroshima e Nagasaki hanno fatto capire che razza di armi hanno da allora gli eserciti. E se la guerra tra grandi potenze da allora è diventata impossibile, lo si deve proprio all’atomica: se la butti tu per primo, il nemico ti risponde con la stessa arma facendoti un danno non sopportabile.

    Se Obama chiedesse scusa al Giappone, gli americani giustamente lo lincerebbero. Perché i morti nostri sono più importanti dei morti degli altri. E gli americani hanno lasciato in Europa e in Asia 405mila militari morti. I parenti non li dimenticano.

    Il Giappone nella seconda guerra mondiale ha avuto 1.930.000 caduti e 700mila vittime civili. Tante, è vero. Ma ha ammazzato 19 milioni e 600mila cinesi, tra militari e civili, 378mila coreani, tutti civili, 161mila filippini, 1 milione 536mila indiani, 487mila indocinesi, 400mila indonesiani, 57mila abitanti delle isole del Pacifico, 83mila malesi, 300 mongoli, 200mila singaporiani, 5.957 thailandesi. Tutta gente che non aveva dichiarato guerra al Giappone ma ha subito il suo intervento. E il Giappone non ha mai sentito il bisogno di chiedere scusa.

    Fa bene Obama: omaggio ai caduti e alle vittime civili, ma niente scuse.

    Ard

     

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