Germanwings, il copilota ha voluto e causato la tragedia

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    AIRBUS GERMANWINGS PRECIPITA SULLE ALPI IN FRANCIA: 150 MORTI

    AIRBUS GERMANWINGS PRECIPITA SULLE ALPI IN FRANCIA: 150 MORTI

    Una amica: il copilota in passato aveva sofferto di depressione –

    Dalla scatola nera emerge la tragica verità: il disastro aereo del volo Germanwings è stato causato volontariamente dal copilota, che ha approfittato della momentanea assenza del primo pilota, andato alla toilette, per chiudersi nella cabina di pilotaggio e azionare i comandi per costringere l’aereo a schiantarsi sulla montagna.

    Il procuratore di Marsiglia, Brice Robin, ha così ricostruito stamattina la tragica vicenda basandosi su quanto è emerso dalla scatola nera: “Il copilota voleva distruggere l’aereo”. È stato lui, Andreas Lubitz, tedesco di 28 anni, – da solo nella cabina, dopo essersi rifiutato di aprire la porta al comandante -, a provocare la perdita di quota dell’Airbus 320. Un’azione deliberata che ha fatto precipitare il volo Germanwings, a bordo del quale c’erano 144 passeggeri e sei membri dell’equipaggio. I motivi del gesto rimangono per il momento ignoti.

    Nelle registrazioni della scatola nera, inizialmente si sente il capitano di bordo, Patrick Sonderheimer, “preparare il briefing in vista dell’atterraggio a Düsseldorf”, poi lo stesso Sonderheimer “chiede al copilota di prendere i comandi”. Le risposte di Lubitz “sembrano laconiche, si sente il rumore del sedile che indietreggia e la porta che si chiude”. “Possiamo pensare che il comandante sia uscito per un bisogno personale – ha proseguito il procuratore -. A questo punto, quando è solo al comando, il copilota manipola i bottoni del flight monitoring system per azionare la discesa dell’apparecchio. Un’azione che su questo selezionatore di altitudine può essere solo volontaria”. La scatola nera rivela quindi “diversi appelli del comandante per chiedere l’accesso alla cabina”, senza “nessuna risposta da parte del copilota”.

    “Si sente un respiro umano all’interno della cabina fino all’impatto finale – ha concluso il procuratore -. Il copilota ha approfittato dell’assenza del comandante. Ma non sappiamo se a monte c’era la volontà di agire come ha agito, non ne sappiamo nulla”. Le autorità tedesche confermano che è stato Lubitz a impedire al comandante di rientrare. Il sistema di controllo “della porta della cabina di pilotaggio permette sempre un’apertura dall’interno – spiega il ministro dei Trasporti tedesco, Alexander Dobridnt -. Quando questo non è possibile, c’è la possibilità di aprirla con un codice dall’esterno, a meno che non sia esplicitamente impedito dall’interno”. Insomma, il copilota ha volontariamente impedito al comandante di rientrare in cabina.

    Sulle motivazioni del tragico gesto del copilota non si sa al momento nulla. Secondo il procuratore, “non c’è neanche un elemento che consenta di dire che si tratti di un attentato terroristico” ma “sarà esaminato l’ambiente da cui proveniva” il copilota. Rimane l’ipotesi del suicidio, che però normalmente non coinvolge altre persone. A proposito di Lubitz, la compagnia assicura che aveva brillantemente superato tutti i test medici e psicologici e aveva seguito il normale iter per l’abilitazione al volo. Una ragazza sua amica ha rivelato che il copilota tempo fa aveva interrotto l’addestramento perché soffriva di depressione, e poi lo aveva ripreso e concluso.

    Come ha spiegato l’amministratore delegato della Lufthansa, Carsten Spohr, in Europa non c’è, come negli Stati Uniti, l’obbligo di essere sempre in due nella cabina di pilotaggio, in modo che se uno dei due piloti va alla toilette, un assistente di volo entra a far compagnia, a non lasciare solo il pilota ai comandi. Forse adesso la regola americana sarà capita e, si spera, imitata.

     

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