La Lazio stende l’Inter che nun ce vò sta: 3-1

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    La Lazio stende l’Inter che nun ce vò sta: 3-1 –

    Che partita! E che rimonta della Lazio, dopo aver subìto un rigore che hanno visto solo in due, Irrati e il Var. Una partita combattuta che non meritava la rissa di fine partita, una rissa che si può riassumere così: l’Inter, abituata male, alle sconfitte nun ce vò sta.

    Partita equilibrata all’inizio, fino al controverso episodio del rigore, al 12’. Hysaj toglie il pallone dai piedi di Barella e sfiora appena il piede del nazionale che, già prima di essere colpito, comincia a piegarlo verso l’erba e poi lo piega spudoratamente precipitandosi a terra. In televisione si è visto e rivisto: il rigore non c’è. Per Irrati invece c’è e il Var, che pure deve aver visto le riprese televisive, conferma. Perisic trasforma, i laziali protestano inutilmente.

    La Lazio si tira su le maniche e prova a reagire con Felipe Anderson, con Basic, con Immobile, mentre Reina fa il suo dovere: nella sua porta non si entra senza il pass.

    Bisogna attendere il minuto 63 per vedere il gol della Lazio. Un altro rigore, che stavolta è evidente, nonostante le proteste nerazzurre: Bastoni tocca il pallone con il braccio lontano dal corpo e si prende anche il giallo. Immobile non perdona Handanovic.

    Cominciano i cambi. Lazzari sostituisce Hysaj un po’ dolorante, Luis Alberto prende il posto di Basic; nell’Inter, Correa sostituisce Perisic, Dumfries prende il posto di Bastoni, Vecino quello di Gagliardini.

    Sul pari, gli interisti perdono un po’ la trebisonda, cominciano a attaccare disordinatamente e poco proficuamente. Nuovi cambi al 75’: Zaccagni manda a riposare Pedro, che ha dato l’anima come i compagni, Lautaro fa lo stesso con Dzeko che ha brillato poco, come il suo sostituto.

    Si arriva all’81’ con il gol di vantaggio dei padroni di casa, accompagnato dalle proteste e dall’inizio delle risse da parte degli interisti: la Lazio non si è fermata, non ha buttato la palla in fallo laterale pur avendo visto Dimarco a terra. Ma fermare il gioco spetta all’arbitro, non agli avversari, che poco prima avevano visto i nerazzurri fare la stessa cosa con un laziale a terra. Ma Irrati non ha fermato il gioco per Dimarco a terra per il semplice motivo che la palla era restata sui piedi dei milanesi e la regola del vantaggio non poteva essere violata.

    E Felipe Anderson porta la Lazio in vantaggio battendo su tap in il povero Handanovic che aveva respinto il tiro di Immobile. Rissa in campo, le proteste interiste arrivano a spintonare i laziali, nun ce vònno sta. Irrati fa una fatica tremenda a calmare gli animi, mostrando cartellini gialli a Milinkovic Savic, a Lautaro, a Felipe Anderson caduto a terra con una spinta, a Dumfiries. Altri cambi: dentro Cataldi per Leiva, Akpa Akpro per Felipe Anderson, Calhanoglu per Barella.

    A quel punto, l’Inter annaspa, non sa più che pesci pigliare, non sa che cosa fare ma lo fa disordinatamente lo stesso. Correa si becca il giallo per proteste. Poverino, era tornato all’Olimpico accolto da applausi come Simone Inzaghi e non si aspettava di fare una figuraccia.

    Nel recupero, sei minuti, Darmian ammonito per gioco scorretto su Lazzari.

    E arriva il terzo gol della Lazio. È il 91’ e Luis Alberto da calcio piazzato centra la testa di Milinkovic Savic che non sbaglia nel girare dietro le spalle di Handanovic.

    All’ultimo secondo arriva il rosso per Luiz Felipe che proprio non se lo merita. Motivo: eccessiva esultanza. Eccessiva? Luiz Felipe è andato a esultare un po’ troppo vicino a Correa, ma dov’è l’eccesso? I due sono amicissimi, vivevano a Roma nella stessa casa, sono rimasti in contatto stretto anche ora che Joaquin s’è trasferito a Milano. L’ha un po’ sfottuto, vero, ma se non ci si sfotte allegramente tra amici, che amicizia è? Luiz Felipe s’è messo a piangere, un pianto irrefrenabile per una punizione senza senso, una punizione che a termini di regolamento forse c’è, ma che non si può accettare per uno sfottò fra due amici, non fra due avversari.

    Bruno Cossàr

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