In un gene l’origine della resistenza a un trattamento antitumorale

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    Gli inibitori della tirosin chinasi (TKI) sono farmaci efficaci in molti pazienti colpiti da tumori ematologici come la leucemia mieloide cronica (CML) e da carcinoma del polmone non a piccole cellule (NSCLC) che presentano mutazioni in un ben determinato gene denominato EGFR.

    Ora un gruppo di ricercatori della Duke-NUS Graduate Medical School di Singapore, in collaborazione con il Genome Institute of Singapore (GIS), il Singapore General Hospital e il National Cancer Centre Singapore, ha scoperto l’esistenza di una comune variante di un altro gene denominato BIM nella popolazione dell’Asia orientale che contribuisce a produrre una resistenza a questo tipo di trattamenti.

    “La scoperta apre la strada a una strategia terapeutica in grado di superare questa difficoltà poiché siamo in grado di determinare in che modo la variante del gene BIM produca la resistenza alla TKI”; ha sottolineato S. Tiong Ong, autore senior dello studio e professore associato del Cancer and Stem Cell Biology Signature Research Programme della Duke-NUS.

    Per quanto riguarda l’epidemiologia, i ricercatori stimano che in Asia orientale siano circa 14.000 le nuove diagnosi all’anno di CML e di carcinoma del polmone non a piccole cellule nei portatori della variante del gene. È degno di nota il fatto che in questa regione l’NSCLC EGFR sia molto più comune che che nella parte occidentale dell’Asia, poiché rappresenta il 50 per cento di tutti i casi di carcinoma non a piccole cellule, contro il 10 per cento.

    “Una nuova classe di farmaci chiamati BH3-mimetici fornisce la risposta”, ha aggiunto Ong, prima firma dell’articolo apparso sulla rivista “Nature Medicine”. “Quando i farmaci BH3 sono stati associati alla terapia TKI nel corso della sperimentazione condotta sulle cellule cancerose dotate della variante

    BIM, siamo riusciti a superare la resistenza conferita dallo stesso gene”.

    I ricercatori hanno infatti riscontrato che la resistenza si verifica a causa di una produzione deficitaria delle proteine BIM contenenti BH3. Si è inoltre osservato come il ripristino della funzionalità del gene BIM con i farmaci BH3 permetta di superare la resistenza al TKI in entrambi i tipi di tumore.

    “Abbiamo utilizzato un sequenziamento su tutto il genoma per cercare in modo specifico le variazioni strutturali nel DNA nei campioni prelevati dai pazienti”, ha aggiunto Yijun Ruan, coautore senior dello studio e direttore associato del Genome Technology and Biology presso il GIS. “Questo approccio ha aiutato a scoprire la variante BIM dell’Asia orientale, ma più gratificante è il fatto che la stessa nostra collaborazione ha validato l’uso della tecnologia genomica di base per ottenere importanti scoperte cliniche”.

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