Le rubriche di RomaDailyNews - Favola

Favola della domenica – La Stella

Più informazioni su

    C’era una volta un bambino di nome Ricky che aveva un papà astronomo. Per questo, si fermava spesso a giocare nei dintorni dell’Osservatorio di Saint Barthélemy.

    Una sera si addormentò e sognò una stella. Si trattava di un minuscolo frammento luminoso come il sole che era caduto sulla terra fermandosi a qualche chilometro dal suolo.

    Ricky le chiese: ‘Posso prendere il mio cannocchiale per vederti ingrandita e studiarti un po’?’

    ‘Fai pure’.

    ‘Come sei immensa! Non sarai mica una Nana bianca?’

    ‘Che vuoi dire?’

    ‘Voglio dire che, quando una stella diventa piccola piccola significa che ha perso tutta la sua energia ed esplode; me l’ha detto mio padre. Dovrà capitare anche a te? Vorrei saperlo perché, se succederà, devo avere il tempo di fuggire via’.

    ‘Non ti preoccupare, non esploderò. Sono soltanto uno dei minuscoli frammenti di una stella più grande, non sarai costretto a sfuggirmi’.

    ‘E’ singolare che io ti stia parlando. Credi che si tratti di un sogno?’

    ‘Certo che stai sognando anche se, per me, tra sogno e realtà non c’è alcuna differenza’.

    ‘Ascolta…se nei sogni tutto è possibile, potresti portarmi con te quando tornerai nel cosmo?’

    ‘Questa è proprio la notte adatta… sì, vieni’.

    Ricky si sentì sollevare ed entrare nell’orbita luminosa del piccolo astro senza esserne minimamente scalfito o bruciato. Si sorprese a galleggiare nello spazio come un astronauta, attaccato energicamente alla sua stella.

    Ci volle un po’ di tempo per raggiungere la stratosfera e poi il vuoto cosmico. Durante il viaggio, il ragazzino si voltò a guardare la Terra. Com’era piccola! I mari e i continenti apparivano confusi e lontani.

    Si avvicinarono alla luna, poi agli altri pianeti e al sole. Infine, sfrecciarono veloci fuori del sistema solare, tra migliaia di altri corpi celesti, nella galassia.

    ‘Che cosa ne pensi?’ gli chiese la stella. Ricky non riuscì a proferire parola.

    ‘Ho capito. Non ti senti più un bambino ma, come me, un insieme di atomi, di particelle, di neutroni e di protoni, gli stessi che costituiscono l’insieme dell’universo e che possono scoppiare da un momento all’altro… Ma non avere paura. Abituati a pensare più in grande, considera noi stelle come delle compagne che si possono ascoltare e capire’.

    ‘Mi sembra difficile…’

    ‘Dov’è il tuo coraggio di vivere un’avventura entusiasmante? Non hai detto che sono immensa? Impara a portare la mia grandezza nella vita di tutti i giorni’.

    ‘L’uomo potrà viaggiare un giorno come sto facendo io ora con te?’

    ‘Perché no? State facendo grandi progressi. Basta raggiungere prima questo luogo con il pensiero in modo che la vostra mente s’incontri con la nostra e con la grande ed infinita Mente Universale. Collegando il vostro pensiero con il nostro pensiero, il vostro desiderio con il nostro desiderio di costruire una famiglia unica, potremo fare incredibili meraviglie. Pensaci’.

    Ricky si svegliò improvvisamente e si ritrovò, indolenzito e stupefatto, sull’erba secca del campo sul quale si era addormentato. Corse all’Osservatorio dove il padre stava lavorando. Gli raccontò il sogno quasi vero che aveva appena fatto.

    ‘E’ fantastico!’ commentò l’uomo. ‘Poco fa ho creduto di vedere un bambino accanto a una piccola stella che stavo osservando. Pensavo di vaneggiare’.

    ‘Ma no, papà, non vedi che questa è una notte magica in cui è possibile parlare con le stelle?’

    ‘Oppure, figlio mio, lo stare svegli per tanto tempo quando tutti gli altri dormono, combina dei brutti scherzi agli occhi del tuo povero papà astronomo…’

    Maria Rosaria Fortini

     

    Più informazioni su